Precisamente un anno fa avevo raccolto il suggerimento condiviso da una preziosa persona, professionista e maestra di ritualizzare il passaggio verso il nuovo anno prendendo un foglio bianco e scrivendoci sopra “anno nuovo vita nuova”.
Spesso gli intenti nascono da uno sguardo che è riferito a qualcosa che riguarda il passato, mentre lei proponeva uno sguardo in avanti, di apertura verso il nuovo non partendo dall’anno precedente, ma fiducioso verso il nascere di qualcosa che ancora non c’è, di ciò che ancora non si conosce.
Oggi riapro la mia scatola dei desideri e ritrovo quel biglietto insieme ad un anno davvero carico di esperienze e profondi cambiamenti.
La natura ha previsto la neuroplasticità, la capacità del sistema nervoso di modificarsi.
A qualsiasi età della vita è possibile modulare il nostro sistema nervoso, riportare la sua fisiologia naturale e ridurre la produzione di stress tossico.
Da circa due anni, il periodo di pandemia, il trauma collettivo che stiamo attraversando, ha incrementato nella maggior parte delle persone l’attivazione del sistema simpatico del cervello, quello connesso alla reattività (atteggiamenti e comportamenti di attacco/fuga) e il sistema parasimpatico dorso vagale (congelamento), legato alla nostra sopravvivenza. Periodicamente vi è quindi una iper-reattività di risposte allo stress attivato e sovrastimolato in molte persone.
Quando il sistema nervoso autonomo è continuamente impegnato in attività difensive, come può accadere in situazioni traumatiche o di stress prolungato, queste stesse possono diventare potenzialmente dannose per la nostra salute fisica e mentale poiché viene a mancare in modo cronico l’equilibrio tra le diverse parti del sistema e non sempre le persone ne sono consapevoli.
Come mammiferi abbiamo bisogno di socialità per ritrovare equilibrio, sicurezza, benessere.
Abbiamo bisogno di sguardi capaci di cogliere e di accogliere.
Capaci di conoscere e riconoscere.
È essenziale permettere agli sguardi di incontrarsi ed è essenziale incontrarci nello sguardo.
L’altro aiuta a definirci, ci permette di vederci e di riconoscere parti di noi.
Abbiamo bisogno di ritrovare socialità anche in quelli che sembrano gesti banali, ma che invece sono essenziali: guardarci, riconoscerci, sentirci e sentire che ci siamo, che veniamo visti.
Abbiamo bisogno di far circolare Amore e presenza.
Negli sguardi, nei gesti, nelle parole.
Ho ripercorso questo anno e insieme alla fedele libellula ed alla tigre, compagne da tempo, un nuovo animale mi ha accompagnato, fatto visita, incontrata: il serpente.
La sua naturale capacità di cambiare pelle è per noi qualcosa di poco abituale, doloroso, da cui quasi ci facciamo limitare nella prospettiva, focalizzandoci su tutto ciò che stiamo perdendo. Abbiamo paura di cambiare.
Eppure non posso non abitare ciò che approfondisco, studio, metto in condivisione: l’ascolto profondo può portare a contattare sofferenze e dolori abissali, ma permette di ritornare a sé attraverso passaggi e strettoie talvolta necessarie e auto-curative. Vita – morte – rinascita.
Il serpente ha in sé il veleno fonte di difesa, di morte, ma anche di medicamento, guarigione, rinnovamento ed il nostro cervello, come scrivevo poco fa, ha la sorprendente capacità di modificarsi ed adattarsi creativamente ai cambiamenti se scegliamo di attraversare ogni emozione, là dove permettiamo al controllo di svanire e alla mente di sciogliersi per lasciar spazio al cuoraggio. Al cuore.
Ho incontrato in questo anno persone che hanno intrapreso percorsi di counseling e che hanno attraversato momenti profondamente dolorosi, grandi rabbie, lutti, separazioni, crisi.
Persone che hanno desiderato ritagliarsi tempo e dedicarsi tempo per esplorarsi, per comprendere e comprendersi, per fertilizzare la propria crescita.
Ho incontrato adolescenti confusi, arrabbiati, spaesati, impauriti, doloranti e adulti in cerca di rassicurazione, presenza, orientamento, ascolto per sé e per l’altro/a, desiderose/i di cambiare e accogliere gli accadimenti, la propria vita o parti di sé.
Ho incontrato donne presso il centro antiviolenza che con la loro forza e il supporto di una rete si stanno riappropriano della propria forza, autonomia, potere, vita.
Ho incontrato professionisti curiosi di manutenere la propria emotività, di accogliere le proprie domande e i propri dubbi, disponibili a formarsi in merito alle proprie competenze emozionali e relazionali.
Ho incontrato uomini in cerchio con il loro fuoco, con il desiderio di avere uno spazio in cui depositare emozioni, fatiche, condivisioni per recuperare il proprio potere ed attivare cambiamenti personali, sociali e culturali.
Ogni gruppo accompagnato in un’esperienza, in un laboratorio, in una formazione è fatto di diverse unicità ed ogni persona incontrata si è data la possibilità di incontrare tutte le sue emozioni, anche quelle più scomode, riscoprendo e riscoprendosi.
La Palestra Emotiva è un luogo che anche in questo anno ha permesso di allenare il cuore, le emozioni, le relazioni, le reazioni, l’ascolto, l’interazione sociale (e il nostro nervo vago), per creare nuovi saperi ed accrescere e facilitare la nostra capacità di benessere ed auto-cura emotiva.
Per noi e per il tutto.
I percorsi di ConTatto con la Rabbia e l’Aggressività hanno permesso agli allievi della Facoltà per Educatori Professionali, ai bambini del progetto “Non so come dirtele senza dartele”, alle équipe, ai gruppi formali e informali di sentire, conoscere, riconoscere, accogliere e trasformare l’emozione più carica di speranza in modo costruttivo ed ecologico.
I percorsi di Contatto Sicuro e quelli sul riconoscimento della violenza inserito all’interno della facoltà di Infermieristica ha dato l’opportunità a futuri infermieri e future infermiere di acquisire un paio di lenti ed un approccio capace di cogliere e contattare i segni e i segnali di violenze domestiche ed assistite.
I percorsi di supervisione con le équipe di lavoro sono stati spazi di incontro e resistenza intesa come nuova esistenza, nuova organizzazione, ri-significazione di dinamiche e riconoscimento di persone e colleghi/e in comune trasformazione.
Ho raccolto ed onorato storie insieme alla Compagnia direAzioni di playback theatre offrendo spazi di condivisione, socialità, sentire che hanno abbreviato distanze fisiche ed umane permettendo il riconoscimento dei nostri terreni comuni valorizzando le unicità di ognuno/a.
Nello studio a Guarene, presso quello di Human Art ad Alessandria, negli incontri on-line e da quest’anno anche grazie alla preziosa sinergia con il centro il Riccio di Reggio Emilia, e in tutti quei luoghi e quegli spazi condivisi raggiunti oltre le distanze, ho assaporato la bellezza collaterale di ciò che le persone attivano nel momento in cui mettono a disposizione la loro presenza, il loro esserci, la loro fiducia ed unicità.
Lì, insieme, nella relazione, la meraviglia di chi si ritrova e trova il proprio modo di stare bene è emozionante.
Ho incontrato me, la mia costante manutenzione emotiva e le mie continue formazioni. Momenti di costellazioni familiari, di messa in gioco in laboratori esperienziali, spazi di gruppo ed individuali. Ho concluso la scuola in Psicogenealogia e Costellazioni Immaginali e sto proseguendo la formazione nel Metodo PI.
Ho incontrato cambi pelle, cambi di rotta, desideri di cambiamento, abitato cambiamenti, accompagnato il dolore e l’accettazione di ciò che non è possibile cambiare, così come la rabbia per cambiamenti subiti e non scelti o l’impossibilità di certi cambiamenti, ma anche l’immensa gioia e libertà per nuovi cambiamenti.
Cambiamo in ogni istante.
Non siamo più quelli di ieri, quelle di un anno fa; le nostre cellule si rigenerano, muoiono e si riformano costantemente, così come la natura, gli alberi, le radici, le fronde.
In questi giorni farò un po’ tana, rallenterò i pensieri, starò nel silenzio e permetterò al vuoto di prendere spazio, utile ad accogliere ciò che sarà: esperienze, incontri, storie, accompagnamenti…
Riscriverò quel biglietto “anno nuovo vita nuova” e se lo desideri potrai farlo anche tu.
Potrai metterci dentro i tuoi intenti, riporre una dose di fiducia verso il nuovo, affidarti al fluire della vita e dei suoi cambiamenti con creatività ed in conTatto con la saggezza del tuo cuore.
Tutto è connesso. Ogni incontro, ogni situazione, accadimento, emozione, reazione. Niente è separato.
Ti auguro un Buon Tempo, un fertile passaggio tra il lasciare andare e l’aprirti al nuovo.
Con fiducia, desiderio, abbondanza, salute, amore.